
Rispetto al passato la figura dell’istruttore in palestra è stata sostituita da quella del personal trainer, le tre parole chiave che delineano questa figura professionale sono: aggiornamento, pratica e capacità di insegnamento. A cura di Serena Rossi.
a cura della Dott.ssa Serena Rossi, Trainer Fitness Musicale, trainer Fitness e Body Building, operatore e formatore Medicina Cinese, Riflessologia Plantare tradizionale cinese, Massaggio Tui na.
Definire la direzione in cui si muove il mondo del fitness è impresa ardua; certamente rispetto ai miei inizi come “praticante” e appassionata, risalenti a più di 20 anni fa, ho assistito a numerosi cambiamenti. Per quanto riguarda il profilo professionale dei fitness trainer, gli insegnanti improvvisati e appassionati sono stati sostituiti, per fortuna, da professionisti sempre più competenti e specializzati (ricordo con un misto di orrore e tenerezza la mia prima “lezione”; non avevo alcuna competenza, mancava l’insegnante e la direzione mi ha scelto come allieva più “bravina” consegnandomi una musicassetta ed il telecomando dei ventilatori!). Enormi cambiamenti e novità sono stati introdotti nelle discipline, anche se alcuni protocolli proposti come innovativi hanno un gusto leggermente vintage se si ha buona memoria e non ci si abbandona a facili entusiasmi. Dovendo semplificare, i due poli tra i quali si dibatte il mondo del fitness, musicale è non, sembrano essere il settore funzionale, ed il settore olistico con possibili contaminazioni inaspettate e interessanti. È da questi due settori che i professionisti del fitness stanno ricevendo stimoli, protocolli di allenamento, idee, qualche volta voci confuse e informazioni contrastanti. Ed ecco il senso della mia riflessione sull’insegnamento, riallacciandomi a quanto mi sono sentita ripetere dai miei docenti ogni qual volta mi sia cimentata con una nuova esperienza sportiva.
Sapere: e non parlo semplicemente di fisiologia e biomeccanica degli esercizi, ma in generale del bisogno di mantenersi informati sui nuovi sistemi di allenamento proposti al fine di compiere una scelta consapevole e ragionata rispetto ad essi. Soprattutto chiedersi sempre quale sia lo scopo di un determinato allenamento; alcune situazioni apparentemente “inutili” lo sono semplicemente perché ci sfugge il motivo profondo per cui sono state ideate, altre volte sono effettivamente “inutili”. Aggiornarsi sempre anche con ausilio di corsi e seminari come questi per esempio Riassumendo: STUDIO!
Saper fare: questo secondo step implica una scelta metodologica, l’apprendimento e la perfetta esecuzione di quanto ci si prepara ad insegnare. Ed ecco forse la nota dolente con la quale devono scontrarsi i professionisti del fitness: la possibilità che negli allievi subentri la noia, quando per mancanza di tempo e di preparazione si continuano a proporre gli stessi esercizi all’interno del loro allenamento. Siamo capaci di stimolare costantemente i nostri allievi proponendo sfide, definendo obiettivi specifici, motivandoli ad affrontare la fatica, eppure ci manteniamo in un contesto del tutto privo di questi fattori di stress, continuando a ripetere esercizi che non ci “costano” praticamente alcuna fatica, fisica o didattica che sia. È ora di cambiare questa prospettiva: imparo per insegnare mi sembra un atteggiamento più proficuo. Riassumendo: PRATICA!
Saper far fare: il terzo step è forse quello che presenta la maggiore complessità ed il rischio più alto di insuccessi. La capacità di essere convincenti e coinvolgenti presuppone certamente una comunicazione efficace e qualche piccola strategia. Prima di tutto comunicazione corporea, precisa ma non fastidiosamente tecnica, per non creare distanza fra Trainer ed allievo. Allo stesso tempo è necessario che il workout proposto consideri le possibilità psicofisiche dei nostri allievi; mostrare quanto siamo agili e forti, così come adoperare un linguaggio eccessivamente complesso non ci rende convincenti e impedisce l’empatia. Una buona strategia è quella di proporre un primo obiettivo legato al “migliorare e migliorarsi”, scavalcando così le più frequenti obiezioni che spesso provengono dagli allievi meno esperti e più insicuri (non lo so fare, non ho capito, non ci riesco…). Questo cambio di prospettiva favorisce un atteggiamento positivo e rende possibile il processo di apprendimento secondo tempistiche e modalità individuali. È bene ricordare ai nostri allievi che il progresso è sempre valutato rispetto alle loro capacità iniziali, mai in confronto a quanto riescono a fare gli altri e ancor meno a quanto è capace di fare l’insegnante! Un’ulteriore strategia per coinvolgere gli allievi prevede l’uso delle “immagini mentali”. La costruzione dell’immagine mentale viene favorita descrivendo le posizioni del corpo, le parti da muovere e richiamando a volte l’attenzione su qualche particolare. Dal settore olistico deriva un uso interessante ed originale delle immagini mentali. Esse si rivelano particolarmente efficaci per “raccontare” esercizi complessi, funzionali, superando la semplice descrizione dei muscoli che si attivano, e richiamando a realtà comuni e di facile comprensione. Quindi solleveremo la testa e allontaneremo le spalle dalle orecchie trasformandoci in una freccia, disegneremo un arco con le braccia… qualsiasi esempio è adatto se migliora la nostra comunicazione. Riassumendo: INSEGNO AD IMPARARE.
Per ultimo, consiglio ai fitness trainer di sviluppare una forma di insegnamento che sia riconoscibile, personale, seguendo sempre uno stesso schema, quasi come uno “stile”. Si potranno così introdurre elementi nuovi di workout rassicurando gli allievi con la propria comunicazione.